Cinque anni fa, un migliaio di lavoratori della Nanhai Honda di Foshan, la fabbrica di componenti per tutti gli stabilimenti della Honda in terra cinese, abbandonarono il lavoro ed iniziarono quello sciopero che sarebbe poi stato ricordato come il simbolo del movimento dei lavoratori cinesi.
Lo sciopero assicurò loro un aumento di paga del 35% (500 yuan) al mese e l’impegno a stabilire delle vere rappresentanze sindacali dopo che i sindacati di stato erano piombati nel più totale discredito per avere tentato di convincere gli scioperanti a tornare al lavoro.
Cinque anni dopo quella vittoria, che diede l’impulso ad una lunga serie di analoghe rivendicazioni in tutto il paese, il problema delle rappresentanze sindacali all’interno della Nahai Honda costituisce però ancora un serio problema.
Secondo il sistema estremamente verticistico che in questi anni si è consolidato nello stabilimento per eleggere le rappresentanze sindacali, un lavoratore può votare unicamente per il capo del suo gruppo di lavoro, in tutto 20 o 30 persone. Saranno poi costoro che, a loro volta, eleggeranno i rappresentanti sindacali i quali avranno infine il potere di eleggere il presidente della Rappresentanza sindacale aziendale.
Il risultato di questo genere di elezioni porta quasi sempre a creare un ceto di sindacalisti di professione il cui operato non può essere messo in alcun modo in discussione dai lavoratori e che hanno quindi mano libera nel trattare con il management della Honda.
Nel marzo 2013 un gruppo di circa 100 giovani lavoratori addetti alle linee di produzione decisero di affrontare il problema e dichiararono uno sciopero per protestare contro un aumento di paga negoziato dei loro rappresentanti, secondo il quale i lavoratori avrebbero ottenuto un aumento di salario del 10,9% mentre i lavoratori anziani avrebbero invece avuto un 19,8%.
Dopo un solo giorno di sciopero l’azienda accettò di trattare e concesse ai lavoratori giovani un aumento mensile del 14,4% e un sussidio per l’abitazione di 50 yuan.
Nonostante la vittoria, corsero ben presto voci secondo le quali chi aveva partecipato all’agitazione sarebbe sicuramente punito. E così è stato, dato che molti giovani hanno avuto lo stipendio bloccato sino ad oggi.
Inoltre, per evitare altri casi del genere, dopo i fatti del 2013 la Honda aveva introdotto nel regolamento interno una clausola secondo la quale chi avesse causato danni all’azienda per 5,000 yuan o più sarebbe stato licenziato all’istante.
Nonostante questo, lo spirito che aveva mosso i lavoratori Honda nel 2010 non ha ad oggi perso il suo mordente e si può essere certi che, nonostante la situazione che oggi vige nello stabilimento, i lavoratori delle Honda riusciranno ad ottenere la libera elezione dei loro rappresentanti.